Di: Luigi Romanelli
27 Febbraio 2020 Alle 23:07
Nel surreale clima di un San Siro a porte chiuse, l’Inter archivia i sedicesimi di finale di Europa League vincendo anche il ritorno con il Ludogorets. I bulgari, ai quali serviva un miracolo per ribaltare lo 0-2 subito a Razgrad, sono riusciti anche a passare in vantaggio con Cauly, prima di subire il il 2-1 firmato Biraghi-Lukaku, tutto nel primo tempo.
⏹️ | FINITA
Missione compiuta: l’Inter accede agli ottavi di finale di @EuropaLeague! ☑️?
#InterLudogorets 2⃣-1⃣#UEL #FORZAINTER ⚫️?⚫️? pic.twitter.com/Ds8c5sIUvG
— Inter (@Inter) February 27, 2020
Ancora Romelu Lukaku decisivo, con la 23esima rete nella sua prima stagione nerazzurra: dopo il rigore trasformato all’andata, il belga ha timbrato il cartellino anche nella gara di ritorno. In maniera piuttosto fortunosa, a dire il vero: dopo la prima respinta di Iliev, proprio sulla girata del 9 nerazzurro, la sfera è carambolata di nuovo sulla testa di Lukaku, per poi insaccarsi. Ma l’ex Manchester United sta dimostrando, di settimana in settimana, che sa far gol in ogni modo; tanta generosità nei suoi prima mesi e non troppa incisività: ora Romelu segna e continua a far segnare. Un trascinatore totale per gli uomini di Conte, ed è evidente ad oggi il motivo per cui il leccese lo ha voluto a tutti i costi con sé.
Tante le prestazioni discrete: da D’Ambrosio, certamente il più versatile dei difensori dell’Inter, a Biraghi, autore del momentaneo pareggio, passando per un vivace Sanchez. Eriksen ancora titubante: il danese ha lampi di classe indiscutibili, ma talvolta sparisce dalla manovra che, al contrario, è decisamente più fluida col suo contributo. Ma Conte lo ha chiarito fin da subito: l’Europa League non va snobbata di sicuro, però darà modo a lui stesso di sperimentare e a chi gioca meno di arrivare in condizione nel periodo più difficile della stagione.
Il Ludogorets saluta Milano senza troppi rimpianti: Vrba ha a disposizione degli ottimi palleggiatori, ma è davanti che manca qualcosa: tanti attaccanti tecnici, di manovra, e nessun rapace d’area. Il possesso diventa quindi sterile ed inconcludente, senza che nessuno attacchi la profondità nonostante gli utilissimi movimenti degli esterni, capaci di creare falle nella retroguardia avversaria.